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Lo stato della ricerca scientifica in Italia desta da qualche anno preoccupazione. Drastici tagli ai fondi destinati agli enti di ricerca e sistemi di cooptazione "baronali" sono giornalmente denunciati da attenti osservatori, i quali invocano delle riforme volte a introdurre un sistema di incentivi che stimolino una tensione concorrenziale fra i ricercatori. Tuttavia, l'idea che la produzione scientifica possa sottostare alle stesse leggi che regolano la produzione dei beni "ordinari", si presta a una serie di critiche. In questo saggio, l'autore evidenzia la natura intrinsecamente non "mercantile" dell'attività di ricerca e la difficoltà di poterla assimilare alle attività economiche più tradizionali. È la stessa pluralità creativa del mercato a richiedere approcci molteplici e diversi. Prendendo spunto dal dibattito in corso nell'ambito della scienza economica, l'autore perviene a svelare paradossi e contraddizioni insite in un sistema culturale fondato talora acriticamente sul paradigma maggioritario e sulle tendenze vincenti della scienza economica, a scapito del pluralismo così vitale per ogni ramo del sapere.